Personalizzare uno schema: colore sfumato

Seguire uno schema altrui quando si inizia a ricamare (punto croce o no) è facile, ed è un ottimo modo per capire se l’hobby fa per te o no, però non appena si acquista un po’ di velocità diventa un po’ noioso. (Non so perché sto parlando in modo impersonale, sono io che mi annoio con la facilità di un pesce rosso. La gente normale si rilassa e basta.)

Inoltre devo ammettere che non mi piace copiare pedissequamente gli schemi altrui, anche quando il disegno in sé mi piace moltissimo. Vorrei poter dare il mio tocco personale anche quando copio.

Ho trovato modi diversi per risolvere questo “problema”. Quello che vi faccio vedere oggi è quello che richiede meno maneggi: pasticciare col colore.

Punto croce fiori rossi dettaglio
Il mio pasticcio (appunto)

Il pasticciare non si deve limitare a cambiare i colori con altri. La foto che ho fatto non lo mostra molto bene, ma mescolando fili con diverse sfumature di rosso ho ottenuto un effetto particolare, in cui il lavoro assume colori leggermente diversi a seconda dell’angolazione da cui lo si guarda (o almeno spero). Ho proceduto così per creare le sfumature:

  1. fare qualche fila di punti con due fili del colore A;
  2. fare qualche fila di punti con un filo del colore A e un filo del colore B;
  3. fare qualche fila di punti con due fili del colore B;
  4. ripetere per ogni passaggio di colore.

Questo metodo è anche utile se per caso avete matasse di colore avanzate da un altro progetto che non contengono abbastanza filo per impostarne un disegno nuovo ma sono ancora troppo lunghe per essere buttate: usatele inserendole in un progetto del genere, così anche se il filo finisce a metà disegno non fa niente.

Attenzione: dal mio primo tentativo (più o meno riuscito) di fare questo tipo di modifica ho capito che prima di iniziare bisogna comunque fermarsi un attimo e pianificare quello che si vuole fare. Non serve arrivare fino al singolo punto, ma bisogna essere sicuri che i colori siano molto simili e che fra l’una e l’altra sfumatura ci siano abbastanza punti da creare un passaggio morbido. E con “ho capito” intendo dire che l’ho capito dopo, infatti questo progetto poteva riuscire molto meglio.

Tutto sommato, però, l’effetto finale non è male, e se volete fare un po’ di esercizio e creare qualcosa di particolare senza annoiarvi, posso consigliare di usare questo trucco.

I ceri di Gubbio e le Olimpiadi

Mi ci hanno fatto pensare i ceri di Gubbio quando ci sono stata. Ho appoggiato rapidamente la foto qui sul blog con l’idea di scriverci sopra qualcosa, poi ovviamente non l’ho più fatto, quindi lo faccio adesso.

I ceri in questione (turista for scale)

In questo periodo storico, qualsiasi paesino dove vai d’estate da queste parti ha il suo piccolo momento di recupero della tradizione, che sia una processione, una qualche corsa o battaglia fatta con oggetti incongrui, o attaccare decorazioni e far mettere costumi agli abitanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di versioni leggermente più raffinate di una trappola per turisti, il che mi va anche bene, le pro loco fanno quel che possono. Questo però ha creato un’interessante confusione antropologica fra rievocazione storica e manifestazione folkloristica. Nel primo caso ci si riunisce per ricostruire qualcosa che nel bene o nel male è andato perduto, nel secondo si continua a seguire una tradizione che non è mai stata interrotta, o almeno in teoria.

La corsa dei ceri a Gubbio è in effetti uno dei pochi casi autentici (a detta di Wikipedia, almeno) di manifestazione folkloristica vera e propria, ininterrotta dal Medioevo. Nella maggior parte degli altri casi, il dépliant della manifestazione magari parla di tradizione che vanta origini ottocentesche, medievali o addirittura greco-latine, poi quando si fa un po’ di ricerca più seria salta fuori che in realtà la tradizione in questione è stata reinventata solo in tempi recenti se non recentissimi da un’amministrazione comunale che nel migliore dei casi si adopera per recuperare un qualcosa che è davvero scomparso, e nel peggiore si aggrappa a qualche descrizione fumosa per inventarsi un’occasione di promozione. Ripeto, non che ci sia niente di male, anche se immagino che il turista a cui l’esperienza è stata venduta come autentica ci possa rimanere un po’ male.

Però, prendiamo le Olimpiadi. Si parla di Olimpiadi moderne ed antiche proprio perché c’è una discontinuità storica di secoli fra le une e le altre, ma nessuno si sognerebbe mai di dire che le Olimpiadi moderne non hanno un valore simbolico importante. Quello che è successo è che coloro che hanno creato le Olimpiadi moderne hanno preso spunto da quelle antiche per creare qualcosa di nuovo, che abbia uno spirito simile a quello antico ma un valore diverso.

Ovviamene nei casi come Gubbio la tradizione è quella e va bene così, ma negli altri casi magari la strada per recuperare tradizioni folkloristiche perdute può essere più quella della dichiarata reinvenzione moderna focalizzata sul significato dell’evento, piuttosto che mettere in piedi una recita che imita una simbologia con la quale abbiamo perso il contatto. Con buona pace dei turisti, certe volte è più autentico un concerto rock degli sbandieratori.

E niente, la parte migliore di Gubbio rimane la funivia.